FOLLOWERS

palabigi

palabigi

venerdì 25 novembre 2016

LA PARTITA DI DADO


L'articolo su Dado Lombardi, comparso su Pallaconestro a firma del promotore Andrea Russo.
Un grazie a Rossi Fotografi, la riproduzione delle loro foto qui presenti è severamente vietata.
L’esito del lancio non dipende da noi, mentre il fatto di accettare con favore i risultati offerti dalla sorte e assegnare a ciascun risultato una collocazione nella quale quello favorevole possa giovare al massimo e quello spiacevole nuoccia il meno possibile a chi l’ ha ottenuto, ebbene questo è compito nostro, se siamo assennati». Così Platone si esprimeva riguardo agli eventi della vita ne “La Repubblica”, in quella Atene del IV secolo a.C. preludio della Londra moderna, una corte cinquecentesca a cielo aperto.                                                                                                                      Reggio Emilia, dal gioco dei dadi della sua breve vita, nel 1983 ha pescato un Dado che avrebbe cambiato profondamente il suo percorso ed avrebbe insegnato pallacanestro e vita a una generazione di ragazzi cresciuti fra la parrocchia di Sant’Agostino e i portici di San Rocco a ridosso di piazza Cavour.
Nel Febbraio 1941, dove un tempo sorgeva il tempio di Ercole Labrone, le bombe della Royal Air Force con regolarità inglese interrompevano la vita quotidiana dell’importante porto toscano di Livorno; la zona industriale era ridotta ad un cumulo di ciminiere e macchinari, il porto era una zona pericolosa quanto il Maršala Tita durante l’assedio di Sarajevo.
Il 20 Marzo 1941 nasce Gianfranco Lombardi, il Dado che ricalcherà in tutto e per tutto la statura di quell’Ercole labronico scolpito nel marmo dei palazzi della sua città.
Dopo il 19 Luglio 1944, la città pullula di truppe alleate, per lo più americane, che di tanto in tanto si dilettano a praticare uno strano sport inventato vent’anni prima dal professor James Naismith, canadese per giunta: i ragazzi livornesi guardano con occhi estasiati i militari giocare una pallacanestro diversa, riuscendo pure ad ottenere qualche tavoletta di cioccolata.
A dieci anni, Dado inizia a muovere i primi passi con gli amici nell’Oratorio Salesiano “Don Bosco”, ed è lì che Don Severo Breschi lo nota, indirizzando quel bambinone nella squadra del Don Bosco, la Juvenilia, autentica fucina di talenti.
Livorno è Basket City prima di Bologna, con la Libertas e l’Unione Sportiva associata alla squadra di calcio: c’è voglia di divertirsi dopo gli anni bui della guerra, voglia di fare sport e stare insieme.
Nel 1954 fa il suo ingresso sulla scena l’Europa Nuova Livorno, dove il tredicenne Dado si accasa grazie a Vittorio Tracuzzi, esordendo a soli quattordici anni in Serie A nel 1956 e in Nazionale B nel 1957; arriva nella vera Basket City due anni più tardi, alla Virtus che si immerge nel futuro del PalaDozza, dove, a soli 19 anni, fu miglior marcatore del campionato con 594 punti segnati.
L’esordio in Nazionale è la prosecuzione naturale della favola del “Ragazzo prodigio” che si dispiace, e lo dirà in un’intervista a Gianfranco Civolani, che i giornalisti lo ritengano un divo.Solamente ventenne partecipa alle Olimpiadi di Roma in un roster che conta Achille Canna e Sandro Gamba, ed è addirittura inserito nel miglior quintetto della manifestazione con 13.3 punti di media per l’Italia quarta classificata. In Virtus resterà fino al 1970, anno in cui viene ceduto per evitare un crac finanziario: non vinse alcun trofeo, ma fece centro nel cuore dei tifosi delle Vu Nere, che trascineranno l’avvocato Porelli in Tribunale per impedire il suo addio, e di una ragazza bolognese, Maria Pia, scomparsa nel 2013, ma senza ombra di dubbio la persona più importante della vita di Dado. La signora Lombardi era una presenza fissa del PalaBigi e spesso seguiva il marito anche nel ritiro estivo di Castelnovo ne’Monti. Lombardi rimane all’ombra delle Due Torri, giocando fino al 1972 nella Fortitudo di Gary Schull, squadra in cui si ritira.
img-20161124-wa0003Desiderando intraprendere la carriera di allenatore, accetta l’offerta di un’ambiziosa squadra di A2, la Sebastiani Rieti, col ruolo di allenatore-giocatore. E’ alla prima stagione (1972-73) da allenatore e le sue urla caratteristiche iniziano a dare un’impronta ai reatini, che vincono lo spareggio contro Vigevano a Pesaro, ottenendo per la prima volta l’accesso alla Serie A. I risultati sorprendenti del Lombardi allenatore lo portano alla Hurlingham Trieste, in A2, nel 1976, dove, dopo un ottavo posto nella prima stagione, Dado registrerà il primo esonero della sua carriera. Dopo una brevissima parentesi sulla panchina della Libertas Forlì, la Pallacanestro Trieste in cattive acque richiama il coach livornese, il quale, però, si vede negata la possibilità di sedere in panchina durante le gare dalla Legabasket, riuscendo nonostante ciò a salvare la squadra dalla B all’ultima giornata. Nell’anno in cui Tardelli e Rossi colorano d’azzurro il cielo di Madrid, Dado Lombardi tenta di riportare in A1 la Benetton Treviso esiliata a Padova per la costruzione del PalaVerde, portando in Italia il rookie Dale Solomon, che giungerà a Reggio nel 1986.
Nel 1984 Dado (con Leo Ergelini assistente) e i suoi ragazzi delle Riunite Roosevelt Bouie, Rudy Hackett, Piero Montecchi, Pino Brumatti, Ghiacci, Giumbini e Rustichelli portano Reggio per la prima volta nel Gotha del basket, dando inizio alla grande storia in Serie A della Pallacanestro Reggiana dopo dieci anni dalla sua fondazione.
Lombardi crea quella passione inconfondibile dei Reggiani per la pallacanestro: l’appuntamento al PalaBigi diventa un punto di ritrovo fisso della città, le Riunite acquistano pubblico col calo della pallavolo e gli aficionados di Udine di due anni prima raddoppiano. A Reggio si parla del basket, che diviene un qualcosa di misterioso ed al tempo stesso affascinante nei caffè cittadini.
L’amore per la pallacanestro e l’empatia fra città e squadra sono nate in quelle tre stagioni di Dado alle Cantine Riunite, dove il burbero coach livornese si prodigò per replicare quell’ambiente appassionato e di tifo corretto che caratterizzò il suo periodo a Trieste. Se oggi guardiamo Reggio e Trieste, ci sei riuscito Dado, eccome se ci sei riuscito! I risultati e il tuo amore per il gioco che hai visto all’ombra dei crateri delle bombe del porto di Livorno si vedono ancora oggi in via Guasco n.8! Dopo aver girovagato per lo Stivale (Rimini, Verona, Siena, la patria Livorno e Cantù, dove nel 1995 ci sbarra la strada della Serie A), coach Lombardi torna in una Reggio reduce da anni di purgatorio e neopromossa nel 1997. Subentrato a Giordano Consolini, eredita un giovane assistente nato in Friuli ma cresciuto a Reggio, che di nome fa Massimiliano e di cognome Menetti, e un professore di pallacanestro che sicuramente avrà ricevuto lassù la laurea honoris causa da Naismith in persona. E’ una squadra strana quella CFM, istrionica come il suo coach ed educata come il suo leader: ci sono il giovane ragazzo di Ruvo di Puglia e il suo maestro tornato dalla Madonnina, il Professore e il cecchino californiano, un centro italo-brasiliano che terrorizza i poveri ferri del PalaBigi, un brianzolo che studia per diventare allenatore e un ragazzino delle giovanili  chiamato “Lupo” aggregato agli allenamenti.
img-20161124-wa0001La CFM chiude all’undicesimo posto, due punti sopra la zona retrocessione, ma ai Playoff vanno le prime dodici, con le squadre dal quinto posto in giù a disputare una serie al meglio delle tre per raggiungere le prime quattro ai quarti di finale. A Reggio capita la Stefanel Milano di Nando Gentile, Flavio Portaluppi e Warren Kidd, che incredibilmente soccombe sia al PalaLido, che in via Guasco. All’ombra della Ghiara arriva la Benetton Treviso, allenata da Sua Maestà Željko Obradović, con in campo Rusconi, Sekunda, Marconato, Gracis, Pittis, Niccolai, Williams e Rebrača. Gara 1 è di Treviso, ma la CFM reagisce con un canestro allo scadere in Gara 2 di Mike Mitchell su assist del Papero.78-76 e Dado con le braccia al cielo verso la tribuna…le immagini che stanno percorrendo la vostra testa in questo preciso istante. Gara 3 e Gara 4 rispettano il fattore campo: si va a Gara 5, a Villorba, senza il Professore. Reggio resta sempre avanti con Jent e Basile in una delle serate migliori della loro carriera, ma, non appena arrivano i pullman dei tifosi reggiani sul finire di terzo quarto, la Benetton si rifà sotto. I tifosi temono un contrappasso infernale dopo ore bloccati nel traffico autostradale, ma, nonostante una serie di triple, si resiste.
68-71, 1 Maggio 1998. La serata più bella dello sport reggiano prima di quel 11 Giugno 2015, sempre in Veneto. La serata più bella della carriera da allenatore di Dado, che non sarà cancellata da una lotta impari contro la Teamsystem Bologna in semifinale. Il tiro da 4 di Danilović, alfiere della Virtus tanto amata da Lombardi, aprirà l’ultimo canto del basket italico. Nel 2000 la Bipop Carire sostituisce il venerando allenatore di Livorno con Franco Marcelletti, in una stagione che si conclude con una retrocessione che aprirà anni di alti e bassi terminati con i due tiri liberi di Fabio Ruini.
img-20161124-wa0000Nel 2006 Gianfranco Lombardi è fra i primi ad essere introdotti nell’Hall of Fame della pallacanestro italiana. Da ragazzino lasciava di sasso i veterani che dovevano marcarlo, appoggiando comodamente al tabellone dopo una forte spallata per conquistare spazio. Da adulto ha rivoluzionato il ruolo di allenatore in Italia, una figura professionale sì al di sopra dei propri atleti, ma una figura paterna che cerca di ottenere il massimo dal materiale umano che si ritrova a disposizione. Per la città, per i tifosi, per amore del basket, per sua moglie Maria Pia, per i suoi ragazzi e per la sua Livorno.
“Sarà forse che i toscani non sono come i bovi, che vedono tutto in grande: ma è certo che non perdono mai di vista la misura del mondo, e i rapporti, palesi e segreti, fra gli uomini e la natura”.Dado Lombardi, un uomo che ha cambiato la pallacanestro, rendendola della gente.
Andrea Russo

venerdì 28 ottobre 2016

LE REGGIANE IMPEGNATE NEL WEEKEND






Dolomiti Energia Trentino-Grissin Bon Reggio Emilia

Pallacanestro Reggiana di scena in Trentino per continuare la striscia positiva di tre vittorie consecutive contro la squadra di coach Maurizio Buscaglia, profondamente rivoluzionata nell’ultima sessione estiva di mercato.
L’Aquila ha sì conservato il nucleo italiano portante formato dal responsabilizzato Flaccadori, Baldi Rossi, Lechtaler e Toto Forray, ma ha perso la maggior parte dei protagonisti della scorsa grande stagione bianconera, coronata dal raggiungimento della semifinale di EuroCup alla prima partecipazione assoluta: Poeta si è accasato all’ambiziosa Torino, Trent Lockett al Betis Siviglia, Julian Wright al Trabzonspor, Dominique Sutton ad Ulm e Davide Pascolo all’Olimpia Milano a testimoniare la qualità e l’abilità dello scouting bianconero messo in piedi dal GM Salvatore Trainotti.
I tre pezzi pregiati del mercato trentino portano tutti il segno della Star Spangled Banner, terra in cui il management aquilotto ama pescare giocatori d’esperienze e scommesse come Tony Mitchell e Julian Wright nelle ultime due stagioni.
In cabina di regia sono arrivati Aaron Craft, ex compagno di università di Amedeo Della Valle reduce da anni di D-League, e David Lighty, play-guardia di Cleveland ex Nanterre ed ASVEL, vincitore di due campionati francesi già visto in Italia a Cantù e Cremona.
L’interesse del pubblico cestistico cala tutto su Betinho Gomes, ala portoghese prelevata da Andorra, dove ha viaggiato a 12,8 e 8,8 punti di media nelle ultime due stagione: al suo arrivo ha dichiarato di essere il “Cristiano Ronaldo” del basket portoghese, anche se finora non si direbbe viste le difficoltà mostrate nell’adattarsi al gioco della Serie A.
Sotto le plance, Trainotti ha pescato Dustin Hogue, ala di 1.98, dalla sorpresa greca Nea Kifisia e l’ex Varese e Mantova Johndre Jefferson, giocatore ad una dimensione abile a schiacciare e ad intimidire gli avversari a difesa del ferro.
Il roster bianconero è completato dall’eterna promessa Riccardo Moraschini e dai giovanissimi Andrea Bernardi ed Isacco Lovisotto, centro della nazionale U18 prelevato dalle giovanili della Benetton Treviso.
L’Aquila è una squadra nuova che deve ancora capire quali sono le sue aspirazioni ed i suoi obiettivi stagionali, ma la squadra di Buscaglia arriva all’incontro di domenica con tre vittorie consecutive, tra cui quella di Venezia, e perciò rappresenta un ostacolo impegnativo per la truppa di Menetti, che probabilmente sarà priva di un giocatore fondamentale come Derek Needham, vittima di un duro scontro in allenamento con Delroy James.
Una buona occasione per Andrea De Nicolao, chiamato a non far sentire la possibile assenza del play di passaporto montenegrino, e a ritrovare quella quadratura che gli permette di leggere ottimamente le difese avversarie.
Palla a due alle ore 20.45 di domenica 30.
Si attende un buon numero di reggiani al seguito della squadra in Trentino.



Conad Reggio Emilia-Centrale del Latte McDonald’s Brescia

Gara della verità per gli uomini di James Costi, ancora a secco di vittorie dopo tre giornate nonostante abbiano espresso per lunghi tratti un ottimo gioco, a cui però non hanno fatto seguito risultati positivi.
L’avversario, la capolista Brescia, capita nel momento più difficile per i giallorossi: i lombardi sono in serie positiva da tre gare, al comando della classifica e si presentano all’incontro con due vittorie casalinghe per 3-1 ai danni di Mondovì e Grottazolina.
Il Tricolore dovrà fare probabilmente nuovamente a meno del serbo Luka Suljagić, infortunatosi nell’esordio casalingo contro Bergamo, perciò le sorti reggiane passeranno ancora una volta dalle mani di Dolfo e Kody, giocatori più in forma della compagine giallorossa, e da una chimica di squadra a livello mentale che manca nei momenti decisivi, come dimostrato dalle ultime due sconfitte al tie break.
L’impresa per la Conad non è proibitiva, contando sui quasi 1.000 spettatori che affolleranno l’impianto di via Guasco.
Fischio d’inizio alle 18.00 di domenica 30 Ottobre.



Basket Tricolore-Scuola Basket Faenza

Dopo la vittoria contro San Lazzaro che le lancia a due punti dalla capolista Libertas Bologna, le ragazze del Basket Tricolore riabbracciano il PalaBigi dopo l’esilio forzato in via Kennedy.
In occasione della gara cruciale con Faenza, squadra con gli stessi punti delle reggiane, alcuni ragazzi hanno organizzato uno spazio lounge/buffet che sarà attivo dalle ore 18.00 per tutti i tifosi reggiani, i quali avranno l’opportunità di scendere in campo negli intervalli dell’incontro per vincere alcuni premi, buoni ed omaggi.
L’ingresso all’incontro è gratuito per questo grande ritorno del basket femminile in via Guasco, sperando in una buona risposta in termini di presenze di pubblico.
Palla a due alle ore 18.30 di sabato 29 Ottobre, con spazio buffet attivo dalle ore 18.00 alle ore 20.00.



F.lli Bari Rewind Reggio Emilia-Milano C5

Ancora a secco di vittorie la F.lli Bari che, dopo essere stata sconfitta 6-4 ad Orte, latita pericolosamente nelle parti basse della classifica con un solo punto racimolato.
Al PalaRivalta i blaugrana ricevono Milano, terza in classifica con 9 punti messi a referto.
La società reggiana riabbraccia i 97’ Vezzani e Ferrari, reduci dalla bella esperienza al PalaBigi con l’Under 21 della Nazionale.
Si attende un numeroso, e rumoroso, pubblico nel nuovo impianto provinciale per spingere i reggiani alla prima vittoria in Serie A2.
Fischio d’inizio alle 17.00 di sabato 29 Ottobre.



Mantova FC-A.C. Reggiana 1919

La Reggiana cerca tre punti che la lancerebbero nel gruppo di testa al Martelli di Mantova.
I biancorossi lombardi necessitano di una vittoria per disinnescare un ambiente surriscaldato dal pessimo avvio di campionato della squadra di mister Prina, che sui giornali si dichiara certo che il suo Mantova riuscirà ad ottenere la vittoria.
L’avvio in campionato, effettivamente, lascia sorpresi se si guarda alla quantità di esperienza presente in rosa con Raggio Garibaldi, il sempreverde Caridi, Filippo Boniperti e il grande ex Francesco Ruopolo, oltre che l’ex Fiorentina Amidu Salifu, giocatore che non ha dato seguito a quanto di buono espresso all’inizio della propria carriera.
Per la prima volta in via Agosti i granata si sono allenati a ranghi completi, con il lungo degente Cesarini a sostenere l’intera seduta con il gruppo per la prima volta, ma paiono ancora lontani da un rientro in forza Marchi e lo stesso Cesarini.
Fischio d’inizio alle 16.30 di sabato 29 Ottobre, con il forte rischio all’ordine pubblico rappresentato dai dissidi fra le due tifoserie.



Rugby Reggio-Fiamme Oro Roma

I diavoli rossoneri di Roberto Manghi tornano in campo alla Canalina contro le Fiamme Oro Roma.
La gara è la seconda in stagione fra le due squadre dopo la prima giornata del Trofeo Eccellenza, in cui le Fiamme Oro hanno espugnato con un grande secondo tempo il prato di via Assalini.
Una prova interessante per i Diavoli.
La gara inizia alle 15.30 di sabato 29 Ottobre. 

sabato 22 ottobre 2016

MOZART E IL BASKET



Sei repubbliche, cinque nazioni, quattro lingue, due alfabeti e UN Tito. 
Questo è il singolare riquadro della federazione degli Slavi del Sud guidata dal maresciallo Josip Broz, che nel 1961 ha fondato nella capitale Belgrado il Movimento dei Paesi non allineati affrancandosi dall'influenza sovietica.
Tito è un croato di Kumrovec, il più grande croato della storia dopo i re Zvonimir e Kresimir, che cederanno il proprio nome ad altri due eccelsi croati: Zvonimir Boban, il miglior calciatore nella storia del paese balcanico, e Kresimir Cosič, funambolo indiscusso della pallacanestro...perlomeno fino ad allora. 

Nel Cibona col fratello Aleksandar


Nel 1964 a Šibenik l'umile famiglia Petrović, l'ufficiale di polizia Jovan e la bibliotecaria Biserka, festeggia la nascita del secondogenito Dražen, che si va ad aggiungere a un altro maschio, di cinque anni, Aleksandar. 
In un paese di differenze, ad unire le etnie della Jugoslavia sono Tito e uno sport, il basket.
I giovani jugoslavi trascorrono le proprie giornate al campetto cittadino a sognare di emulare le imprese delle tre stelle del momento Ćosić, croato, Dalipagić, serbo di Bosnia, e Delibašić, musulmano di Sarajevo. 
I due fratelli Aza e Draž non fanno praticamente altro e il copione è sempre lo stesso: il più grande batte quasi sempre il più piccolo, che quindi passa di conseguenza ancora più tempo con la palla a spicchi ad allenarsi per battere il fratello. 
Dražen è così concentrato su questo sport che narrano che a scuola fosse uno studente abbastanza distratto: non appena suonava l'ultima campanella correva via...verso il campetto, ed era possibile trovarlo lì finché non calava il sole.
In casa metteva delle sedie nel corridoio e le dribblava. 
A tredici anni entra nelle giovanili del Šibenik, 
e addirittura a quindici esordisce in prima squadra nell'anno in cui si aprono per la cittadina croata le porte della Prima Divisione.
Petrović non ha inizialmente un gran tiro, anzi si guadagna pure un soprannome per le sue tabellate, ma è un giocatore intelligente, profondo conoscitore del gioco, uno che la palla la tratta e la passa trattandola come una donna al primo appuntamento. 
A diciotto anni Dražen ha già condotto la propria città a due finali consecutive di Coppa Korać nel 1982 e nel 1983, entrambe perse contro i francesi del Limoges che nel 1992 vinceranno la Coppa dei Campioni al Pireo. 
Sempre nel 1983 si consuma il duello Petrović-Delibašić nella finale del campionato jugoslavo: Petrović segna due tiri liberi che regalano il successo inaspettato al Šibenik, ma la federazione denuncia irregolarità e assegna il titolo al Bosna Sarajevo di Delibašić. 
Dražen, angelo fuori dal campo ma diavolo quando si gioca, raggiunge il fratello Aza al Cibona Zagabria, il club più importante di Croazia: ha compiuto un lavoro incredibile sul proprio tiro, ora è quasi una macchina da punti inarrestabile.
Toni Kukoč, altra stella croata della Jugoplastika Spalato, ricorda:<<Era l'unico giocatore capace di determinare da solo l'esito di una partita, e allora ti domandavi: voglio guardare questa partita o voglio giocare questa partita?>>.
È l'epoca d'oro del basket jugoslavo che sta coccolando ed allevando una generazione di giovani talenti provenienti da tutte le nazioni della Federazione, percorsi da un cameratismo molto vicino a un qualcosa come la fratellanza: dalla Serbia provengono Vlade Divac, Zarko Paspalj, Zeljko Obradović, Sasha Danilović; dalla Croazia Petrović, Radja, Kukoč e Vranković.

Contro i Celtics con la maglia del Real Madrid


Gli Ustascia croati durante la Seconda Guerra Mondiale avevano massacrato i serbi, e i Cetnici serbi si erano di conseguenza vendicati brutalmente: questi ragazzi della pallacanestro non erano croati o serbi allora, ma fratelli jugoslavi. 
Petrović trascina il Cibona alla sua prima ed unica Eurolega, in una partita segna la bellezza di 112 punti...straordinario. 
Nel 1988 si tengono le Olimpiadi di Seoul e c'è molta fiducia nella nazionale jugoslava, che negli anni scorsi è andata in crescendo collezionando diversi bronzi nelle competizioni importanti. 
I ragazzi terribili giocano una pallacanestro spumeggiante, contagiosa, divertente e soprattutto di squadra: non c'è nessuno che spicchi sugli altri, pare quasi che questa squadra possa giocare ad occhi chiusi. 
Solo l'Unione Sovietica di Sabonis e Marciulionis riesce a fermare in finale la Jugoslavia...ma è solo questione di tempo. 

Con l'amico Vlade Divac, centro serbo.


Nel 1989 la Jugoslavia ospita l'Eurobasket a Zagabria e raggiunge agevolmente la finale con una pallacanestro che Aza Petrović definisce "The real showtime": i veri trascinatori sono Dražen, passato al Real Madrid e scelto al secondo giro del Draft NBA dai Portland Trail Blazers, e il pivot del Partizan Vlade Divac. 
In finale viene demolita la Grecia di Nikos Galis e Panagiotis Giannakis senza mezzi termini, tant'è che Radja dirà che quei giorni furono i più spensierati delle loro vite. 
Petrović, insieme al migliore amico Vlade Divac scelto dai Los Angeles Lakers, decide che è tempo di provare che può essere un grande campione anche al di là dell'oceano. 
Le cose, però, si sa, non sempre vanno come si spera...
Il "Mozart dei canestri", un giocatore capace di segnare 20, 30, 40 punti in una partita in Europa, viene impiegato pochissimo dall'allenatore di Portland Rick Adelman, segnando solamente 7.4 punti di media. 
Dražen sfogò tutta la propria frustrazione nei Campionati Mondiali in Argentina, dove la Jugoslavia era chiamata a confermarsi. 
Gli Slavi raggiunsero agevolmente la semifinale, dove dovettero affrontare una delle ultime compagini collegiali degli Stati Uniti guidata da Christian Laettner, Alonzo Mourning e Kenny Anderson. 
Gli Americani commisero l'errore di sottovalutare decisamente la compagine balcanica e furono sconfitti: il grande movimento del basket americano si rese conto allora che forse era meglio permettere di partecipare anche alle stelle NBA statunitensi. Quella notte nacque l'idea di creare un Dream Team. 
Per la Jugoslavia in finale un match che sapeva di rivincita contro l'Unione Sovietica sull'orlo dello smembramento, un po' come la Jugoslavia in fondo. 
Questa volta i ragazzi terribili di Ivković ebbero la meglio, ma durante i festeggiamenti avvenne un fatto che cambiò la vita di Dražen per sempre. 
Durante i festeggiamenti alcuni tifosi invasero il campo, tra questi uno con la bandiera nazionalista croata, con lo scudo utilizzato dagli Ustascia di Ante Pavelić. 
Dopo la morte di Tito nel 1980, i nazionalismi erano rinati nella Jugoslavia, in particolare quello croato nella persona di Franjo Tudman, ed era ormai palese che le tensioni si sarebbero presto incanalate in una lotta unilaterale per l'indipendenza. 
Vlade Divac, il miglior amico di Dražen e serbo, strappò la bandiera dalle mani del tifoso e la lanciò via, al suolo. 
Dražen non rivolse quasi mai più la parola a Vlade, che dichiarò di aver compiuto quel gesto per mostrare una Jugoslavia unita, non serba nè croata.
<<Ci vuole per costruire un'amicizia, ma per distruggerla basta poco.>>.
L'anno seguente i Blazers aggiunsero al proprio pacchetto guardie, formato da gente come Clyde Drexler, Terry Porter e Danny Young, il veterano ex Celtics Danny Ainge.
Dražen reagì allenandosi sempre duramente, non mollando mai, cercando in ogni modo di dimostrare che giocatore era: Danny Ainge ricorda che una volta passò il lasso di tempo fra un allenamento e l'altro allenandosi su una cyclette. 
Dopo non essersi impiegato in 20 partite su 38 nella stagione, Dražen Petrović venne coinvolto in una trade e finì ai New Jersey Nets, dove finalmente riuscì ad ottenere un discreto minutaggio segnando 12.5 punti a partita. 
L'anno seguente i Nets furono trascinati ai Playoff, a cui non partecipavano dal 1986, da Petrović, Coleman ed Anderson, col cestista croato leader indiscusso del team, capace di segnare 44 punti in faccia a Jordan facendo trash talking in più lingue.
Petrović era uno che si faceva esaltare dalla sfida, più l'avversario era forte più lui si caricava ed era determinato a batterlo. 
I Nets furono eliminati, e Petrović tornò in una patria molto diversa da quando l'aveva lasciata. 
Il 25 Giugno del 1991 Franjo Tudman e Milan Kucan dichiarano l'indipendenza di Croazia e Slovenia dalla Jugoslavia.
Milosević, leader della Serbia, non ha intenzione di lasciare andare le due repubbliche: l'Armata Nazionale Jugoslava invade la Slovenia e dopo nove giorni di guerra si firma un armistizio che riconosce l'indipendenza della Slovenia perché "puramente etnica".
In Slovenia infatti ci sono poche minoranze di Serbi, mentre in Croazia la Slavonia e la regione di Knin sono abitate in maggioranza da Serbi. 
La guerra con la Croazia si protrae lungo diversi fronti, la città di Vukovar è quasi rasa al suolo. 

Jordan vs Petrovic: il basket in una foto


La Jugoslavia viene sospesa dalle competizioni sportive da una risoluzione ONU, alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 ci va l'Indipendente Croazia, guidata da Radja, Kukoč, Petrović e Komazeč. 
Il girone è composto da Brasile, Germania, l'"ospitante" Spagna, Angola e soprattutto gli Stati Uniti, quelli veri questa volta. 
Jordan, Bird, Malone, Stockton, Johnson, Ewing, Barkley, Drexler, Mullin, Pippen, Robinson e l'anonimo Laettner, autore di un buzzer per far vincere l'NCAA a Duke University. 
Contro ogni pronostico i croati, che combattono con la loro nazione sul petto, 
superano il proprio girone al secondo posto ed affrontano ai quarti l'Australia, che battono, raggiungendo la semifinale olimpica contro la Comunità degli Stati Indipendenti, erede a metà dell'Unione Sovietica che affrontò più volte la Jugoslavia negli anni 80'. 
Petrović segna 28 punti e Radja ne infila 19: finisce 75-74 in una partita tiratissima, ma la Croazia è in finale. 
La finale è una lotta tra Davide e Golia, Croazia contro Stati Uniti...il mondo osserva. 
Petrović lotta, è l'ultimo a mollare, guida i compagni, li sprona, accetta la sfida e pur un momento domina da solo gli statunitensi, ma il Dream Team è troppo forte, finisce 117-85 seppur all'intervallo il punteggio fosse 56-42. 
Petrović ne ha segnati 24, Jordan 22. 
Dopo l'Olimpiadi, Petrović si afferma ulteriormente in NBA segnando 22.5 punti a partita, venendo inserito nel Terzo Quintetto NBA e venendo però incredibilmente escluso dall'All Star Game, coi Nets eliminati dai Cavaliers. 
Petrović non si ferma un attimo, decide di tornare in Europa per la sua Croazia, per giocare le qualificazioni all'Eurobasket. 
Guida i connazionali alla vittoria in Polonia in scioltezza: i compagni di squadra, gli amici di una vita, si imbarcano sull'aereo che da Varsavia li riporterà a Zagabria, Dražen sta salendo gli scalini dell'aereo quando ecco arrivare la fidanzata Klada Szalantzy, futura signora Bierhoff, e una sua amica cestista turca. 
Dražen scende gli scalini, sale su una Golf VW, Klara si mette alla guida, Dražen sul sedile posteriore, la cestista turca dietro: raggiungerà i suoi compagni a Zagabria facendo il viaggio in macchina. 
La stanchezza si fa sentire, Dražen si addormenta, Klara continua a guidare lungo la Germania Federale sotto una pioggia incessante. 
L'Autobahn 9 sale, sale, sale...in cima all'improvviso spunta un camion che sta cercando di evitare una collisione davanti a sè: la Golf lo tampona e si accartoccia su sè stessa. 
Klara e la cestista turca sono gravemente ferite, vengono portate via, i medici provano a rianimare Dražen, ma invano: il Mozart di Sebenico lascia questa terra a soli 28 anni. 
Era il 7 Giugno 1993. 
I compagni si disperano, sono increduli, tutto pare senza senso...
Gli amici più stretti si precipitano sul luogo, i tedeschi hanno messo Petro in una bara troppo stretta deturpandone il cadavere, Stojko Vranković furioso per l'amico tenta di strangolarne uno. 
Pochi giorni dopo in una Zagabria segnata dalla guerra si tengono funerali di stato in un atmosfera surreale, in cui Vlade Divac non può partecipare perché serbo: potrà visitare la tomba dell'amico mai ritrovato solo nel 2012. 
Il 7 Giugno è lutto nazionale in Croazia, che piange il suo figlio più grande, tanto amato quanto ammirato in campo, un ragazzo buono che viveva per la pallacanestro e per gli altri, un angelo nella vita un diavolo in campo.
Ivanisevič gli dedicherà la vittoria di Wimbledon nel 2001, la città di Zagabria gli intitolerà l'arena cittadina. 
Dražen era uno fra tanti, un ragazzo umile sempre rimasto tale, uno che vedeva la pallacanestro come una passione e non come un lavoro, uno che difendeva la propria nazione in lungo e in largo, uno che credeva nell'impossibile, nell'amore per un gioco e nei suoi valori. 
Grazie di tutto Draž.

Non era il più forte all'inizio, ma la sua determinazione gli ha fatto vincere ogni battaglia, anche quella contro la morte, rendendo la sua persona e la sua eredità immortali. 

venerdì 21 ottobre 2016

IL WEEKEND DELLE REGGIANE




La Grissin Bon è nuovamente di scena al PalaDozza di Bologna dopo i due ottimi successi con Sassari e Brindisi delle ultime due giornate.
L’avversario dei biancorossi è l’Umana Venezia, con palla a due domenica 23 alle 18.15 nell’impianto di Piazzale Azzarita, uno scontro storico nato nelle stagioni in Legadue ed esploso nella serie di semifinale Scudetto del 2015, vinta dalla Grissin Bon 4-3 espugnando il Taliercio.
Allenamento a ranghi completi in settimana per i biancorossi in via Cassala dopo il recupero completo della forma da parte del giovane lettone Arturs Strautins, autore di 16 punti nella vittoria dell’Under 20 di Donatas Slanina contro il Basket 2000 lunedì sera.
I lagunari di coach Walter de Raffaele, delfino di Charlie Recalcati, sono scesi in campo mercoledì nella prima giornata della Basketball Champions League organizzata dalla FIBA, perdendo malamente a Le Mans, squadra francese affrontata in EuroCup dai biancorossi lo scorso anno, 68-49.
Il solo Hrvoje Peric, giocatore che contro Reggio si esalta, ha raggiunto la doppia cifra con 11 punti in una prestazione offensiva scadente della Reyer, che ha concluso la gara col 29 % al tiro con un misero 4/26 dall’arco.
La squadra veneta sarà quindi desiderosa di cancellare immediatamente il brutto passo falso compiuto sulla Sarthe: un test importante per una Grissin Bon che vuole confermarsi nelle parti alti della classifica e capire a che punto è la sua crescita personale.
Gli orogranata possiedono uno dei roster più completi di tutta la Serie A, potenzialmente secondo solo a Milano secondo gli esperti.
Ariel Filloy, grande ex di giornata, è l’unico vero playmaker della squadra e si alterna nella posizione con le combo MarQuez Haynes, guardia ex Siena, e Tyrus McGee, reduce da due ottime stagioni a Capo d’Orlando e Cremona, dove si è distinto come sesto uomo.
La completezza dei veneziani è testimoniata dalla doppia dimensione del reparto ali, con Bramos e Viggiano a garantire una duplice dall’arco e Peric, Ortner e Ejim a dare fisicità all’interno dell’area.
Completano il roster la stella nascente Stefano Tonut e i due centri Jamelle Hagins, che lo scorso anno si è ben espresso nell’ARIS Salonicco, e il veteranissimo Tomas Ress, altro ex biancorosso.

Fonte: Website Volley Tricolore

Volley Tricolore impegnata invece in Puglia, a Castellana Grotte, contro la Materdominivolley.it per cercare di ottenere la prima vittoria stagionale.
La società barese è la storica Materdomini Volley fondata nel 1967, dedicatasi soltanto all’attività giovanile dal 2009.
Nata per colmare il vuoto lasciato in A2 e mantenere il grande volley nel Barese, la New Mater Volley ha colmato il vuoto lasciato dalla Materdomini ed  ha disputato tre campionati di Serie A di recente, ma nel 2014 si è vista costretta ad autoretrocedersi in Serie B2 per difficoltà economiche.
Si è venuto dunque a creare, con la promozione in A2 della storica Materdomini, una coabitazione fra antenato, nel girone di Reggio, ed erede, nell’altro girone.
Nel torrido ambiente del PalaGrotte, la Conad dovrà affrontare una squadra reduce da due sconfitte contro Grottazolina e Cantù.
La Materdomini è una squadra giovanissima, una compagine con una età media bassissima desiderosa di fare bella figura in un campionato più grande di lei.
Una grande occasione per Dolfo e compagni.
Prima battuta alle 18.00 di domenica 23 Ottobre, con diretta streaming sul Lega Volley Channel.



Il Basket Tricolore di Ilaria Orlandini, reduce dalla sconfitta con Cavezzo, è di scena alla Rodriguez di San Lazzaro di Savena contro le ragazze della BSL, il cui record è di 1 vittoria ed 1 sconfitta.
Per le biancorosse un’ottima occasione per cercare di aggiungere altri due punti alla propria classifica e rimanere nel treno di testa della Serie B composto da Magik, Libertas Bologna e Faenza.
Palla a due alle ore 20.30 di domenica 23.



Una F.lli Bari reduce da un’inattesa sconfitta contro il fanalino di coda Grosseto si presenta agguerrita e chimata a fare punti ad Orte, nel Viterbese.
Il B&A Sport ha 4 punti in classifica, mentre i reggiani dislocati a Rivalta hanno racimolato solamente un punto nell’esordio di Castello, vedendo poi Prato e Grosseto espugnare il PalaRivalta in successione in questo primo storico campionato di A2.
Durante la settimana è arrivata anche la convocazione in Under 21 per il portiere Luca Vezzani (96’) e Luca Ferrari (97’), reduce dalla prima rete nella carriera professionistica contro Grosseto: i due atleti parteciperanno al Raduno dell’Under 21 proprio al PalaBigi dal 23 al 27 di Ottobre.
Una bella soddisfazione per la società blaugrana, sperando sorrida il campo domani alle ore 15.00.



A.C. Reggiana in campo al Città del Tricolore contro la Maceratese dell’ex Milan Federico Giunti, reduce da un’ottima stagione.
Per i granata assenti gli infortunati Marchi e Cesarini, mentre la situazione in casa marchigiana è agitata dalle acque societarie.
La presidente Tardella è vicina alla cessione del club ad un importante imprenditore italo-svizzero, operante nel settore del legno: il club deve crediti per 38mila euro per la concessione dello stadio Helvia Recina.
Fischio d’inizio alle ore 16.30, attese presenze intorno ai 4.600.